Nome comune Ailanto
Nome scientifico Ailanthus altissima
Breve descrizione: è una specie a rapido accrescimento e può raggiungere i 15-24 metri di altezza. L’infiorescenza è molto evidente e il frutto contiene un solo seme, ma una singola pianta può produrre un enorme numero frutti. L’ingestione delle foglie può provocare intossicazioni e occasionalmente il loro contatto può causare dermatiti.
biologia e ecologia: tollera diverse condizioni climatiche anche siccitose, è capace di svilupparsi in zone con suolo molto scarso e povero di nutrienti e può crescere in contesti inquinati. Si riproduce anche per via vegetativa o addirittura attraverso la produzione di radici a partire da frammenti che si staccano dalla pianta madre.
Distribuzione in Arcipelago Toscano e introduzione: nel ‘700 fu introdotto in Italia con l’intenzione di diffondere l’allevamento della sfingide dell’ailanto (Samia cynthia) per sostituire il baco da seta. In Arcipelago Toscano è presente all’Elba, a Gorgona e al Giglio, mentre a Capraia, a Pianosa e a Montecristo è stato oggetto di un’intensa attività di rimozione.
Impatto: a livello mondiale questa specie risulta tra quelle più problematiche e numerosi sono stati gli interventi di contenimento già intrapresi, non tutti con esito positivo. L’ailanto produce con le radici una sostanza chiamata “allantone” che impedisce la crescita di altre specie minacciando gli ecosistemi naturali e modificandone la struttura e la composizione.
Gestione in area protetta: nell’area protetta dell’Arcipelago le prime azioni concrete sono state eseguite a Capraia a partire dal 1998 e oggi è stato quasi eliminato dall’isola. A Montecristo con il progetto “Montecristo 2010”, la pianta è stata fortemente controllata e a Pianosa è praticamente scomparsa.